Mare Fuori, Alessandro Orrei: “Mimmo mi ha insegnato l’arte del perdonare”

Attore giovane e talentuoso, Alessandro ci racconta Mimmo e ci apre il suo mondo

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L’arte della recitazione, la differenza tra la persona e personaggio, il coraggio nel chiedere aiuto, il saper perdonare e il mare fuori. Di questo e tanto altro abbiamo parlato in una lunga e interessante chiacchierata con Alessandro Orrei, uno dei protagonisti di “Mare Fuori” una delle serie italiane più di successo.

Alessandro interpreta Mimmo un personaggio che gli ha insegnato l’arte del perdonare, un personaggio che ha solo bisogno di capire che c’è sempre un altro modo.

D: Ciao Alessandro, come stai e come stai vivendo questo momento di grande popolarità?

R: Sto bene, sono molto felice. Mi sto godendo questo momento anche se in modo parziale, poiché sono sempre di corsa tra progetti vari e spesso mi capita di perdere di vista ciò che succede. Sento e leggo tantissimi commenti positivi di persone che si sono emozionate nel guardare le puntate. Mi sta arrivando tanto calore e mi fa davvero piacere tutto questo.

D: Partiamo dall’inizio, chi è Alessandro e come si è avvicinato all’arte della recitazione?
R: Alessandro è un sognatore e lo è sempre stato fin da ragazzino. Ho frequentato il liceo artistico, sono sempre stato appassionato dell’arte e ho cercato di scoprirne tutte le sue forme, un giorno poi ho scoperto la recitazione e mi sono reso conto che tra tutte era l’arte che mi rappresentava meglio, la sentivo propria mia a 360°, mi permetteva di esprimere al meglio me stesso.

D: In Mare fuori tu interpreti Mimmo un ragazzo che prima sembra affiliato al clan Ricci, poi Di Salvo.  Penso che Mimmo sia un ragazzo che semplicemente cerca amore e sostegno, cerca di essere parte di qualcosa. Ma tu puoi dirci meglio di tutti, chi è Mimmo?

R: Questa è una domanda molto difficile.  È un ragazzo malinconico, debole e molto fragile, tutte caratteristiche che inizialmente nel personaggio non si notano perché si nasconde dietro una maschera. Mimmo è una personalità che necessità di un’appartenenza in cui rispecchiarsi, ha una famiglia ma la rinnega perché non è la famiglia che desiderava poi crescendo ha capito che in realtà deve apprezzare ciò che ha. È alla continua ricerca di affetto e calore, quello che gli è mancato da piccolo.

D: Ricollegandoci a questo, la scena con la madre è stata molto forte, le parole dette, il rifiuto. A Napoli si dice che i figli sono pezzi di cuore, come si arriva ad una reazione del genere e tu come l’hai vissuta?

R: Ci ho pensato molto a questa cosa prima e durante le riprese. Come può una mamma rifiutare un figlio?  Scavando a fondo ho capito che queste reazioni avvengono a causa del dolore, non è mai facile per una mamma vedere che il proprio figlio ha intrapreso una strada sbagliata. Ad un certo punto penso che si sia scelto di sacrificare un figlio per proteggere tutti gli altri.  Una volta mi è arrivato il messaggio di un educatore che mi ha raccontato di come molti ragazzi di sua conoscenza abbiano alle spalle una storia molto simile a quella di Mimmo. Mi sono emozionato nel leggerlo perché significa che riusciamo a raccontare delle storie in cui le persone si rivedono.

D: Una delle scene più toccanti è stata quella dell’uccisione di Gaetano, lì è l’istinto di sopravvivenza che prevale e ti fa sparare. Ti voglio però chiedere, quanto ha inciso la frase di Gaetano in punto di morte “Dici a mio padre che non sono un assassino” sulla confessione di Mimmo?

R: Probabilmente proprio per la sua fragilità avrebbe confessato comunque. Quella frase però gli risuona come un fardello nella mente, sapere che la vittima non vuole passare per assassino cosa che è lui perché l’hai ucciso lo colpisce molto. Mimmo non ha mai voluto essere un assassino. Avrebbe fatto qualsiasi cosa ma mai si sarebbe immaginato di dover uccidere qualcuno. Anche con Rosa Ricci, quando prova ad ucciderla, lui è molto provato, il modo in cui la mamma di Carmine lo “imbambola” gli fa perdere il lume della ragione, lui sta eseguendo ma non si rende conto di cosa realmente stia facendo e delle conseguenze dei suoi gesti.

D: La scena più difficile e la scena più toccante che hai girato?

R: Posso dire quasi tutte? (ride). Ce ne sono state diverse complicate, quella con Gaetano sicuramente è stata molto difficile, ci abbiamo lavorato tanto. Anche la scena dell’incontro con la mamma di cui abbiamo parlato poco fa non è stata semplice, alla fine ne sono uscito molto provato. Penso però che la scena in cui Mimmo parla con il comandante durante la confessione sia molto significativa, lì il mio personaggio crolla emotivamente e anche fisicamente infatti, si appoggia con il corpo su di lui. L’armatura che si è costruito nel tempo cade.

D:Hai un rituale scaramantico che fai prima di iniziare il ciak?

R: Io non sono molto scaramantico, mi affido però molto alla meditazione, mi ritaglio sempre un mio momento privato per lavorare sulle emozioni che interverranno poi in scena.

D: Tre attori con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?

R: Bella domanda, te ne butto tre al volo perché sono davvero tantissimi. Alessandro Gassmann, Piefrancesco Favino e Alessandro Borghi, tra l’altro qualcuno di recente mi ha detto che assomiglio a quest’ultimo, magari un giorno potrò interpretare suo figlio in qualche film.

D:Tanto successo anche per le canzoni di Mare Fuori quindi ti chiedo:

Chi è il tuo mare fuori?

R: La persona che nei miei momenti bui mi ha sempre aiutato è Giulia, la mia ragazza. Lei è presente nella mia vita da più di tre anni, ha vissuto con me il prima, il durante e il dopo e sa benissimo quanti momenti bui ho vissuto e proprio in quei momenti ho trovato la sua mano e il suo appoggio. Probabilmente direbbe che non è cosi perché è super umile ma io devo gran parte dei miei successi a lei, non mi ha mai lasciato solo.

D: Ddoje Mane, c’è stato un momento in cui hai detto “questa è l’ultima volta, adesso si svolta”?

R: Si. Succede sempre qualcosa nella vita che da il via alla svolta, il mio momento è stato quando ho conosciuto il mio agente Cristiano Cucchini, la primissima persona a credere lavorativamente in me, gli devo molto.

D:Canzone che più senti tua di mare fuori?

R: Proprio quella di cui abbiamo appena finito di parlare. La ascolto molto anche fuori dalla serie e mi commuovo spesso nel farlo. 

D:Mare Fuori porta in scena tantissimi argomenti, se ti butto l’amo ti va di parlarne insieme?

Come ci si alza dopo essere caduti?

R: Ho capito col tempo che i fallimenti sono una via necessaria per il raggiungimento del successo. Fallire non è una condanna fa parte di un processo che ti porta verso qualcos’altro.

D:Come si perdona?

R: Sai, io non sono mai stato bravo a perdonare, in questo Mimmo mi ha aiutato tantissimo. La prima persona che ha dovuto perdonare Mimmo sono stato proprio io, era necessario per poterlo interpretare.  Ora so che bisogna dare una seconda possibilità, scavare dietro le motivazioni che portano le persone a compiere determinata azione.

D: Rieducare e reintegrare…

R: Questo è uno dei temi centrali della serie, il reinserimento come seconda opportunità di vita. I giovani, in questo caso, i personaggi rinchiusi all’I.P.M nella serie tv, vivono alla luce degli adulti che ci sono dietro, per questo è importante avere una guida, persone che facciano la loro parte e non si limitino a guardare o giudicare ma entrino nella vita dei ragazzi e li aiutino a trovare la via giusta, quella via che spesso loro non conoscono. Quello che ho scoperto lavorando a questa serie è che il 90% dei ragazzi non conosce una strada diversa da quella che seguono quindi la loro non è neanche una scelta. Bisogna che qualcuno li aiuti a fare proprio questo a scegliere avendo un’alternativa, questa è la più grande forma di libertà secondo me.

D: Come si chiede aiuto?

R: Ci vuole tanta forza di volontà e tantissimo coraggio. Bisogna capire che abbiamo bisogno degli altri, di aggrapparci a qualcosa e non farci muovere da orgoglio e paura. Molte persone si rifiutano di accettare o di chiedere aiuto perché lo vedono come un gesto di debolezza, secondo me invece, la forza sta proprio nel mostrare le proprie debolezze e lasciare che qualcuno ci aiuti a superarle.

D:Ritorniamo a parlare di te, la cosa più bella e la più brutta che ti hanno detto? 

R: Ne ho diverse, quando la gente mi ferma e mi racconta di essersi emozionata durante le scene io ne sono felicissimo perché significa che tutto il dolore che volevo trasmettere è arrivato. Ora ti racconto un aneddoto una sera ero con altri ragazzi del cast, stavamo camminando per i quartieri spagnoli, ci fermano dei ragazzini e chiedono le foto, poi vengono da me e dicono “con te la foto non la facciamo perché sei un infame” questa cosa mi ha fatto ridere e riflettere su come spesso, non si distingue il personaggio dalla persona. Anche in un’altra occasione mi è capitata una cosa simile, avevo da poco finito di girare delle esterne, mi ferma un ragazzino e mi chiede una foto, iniziamo a parlare e mi chiede dove sarei andato ora, io gli spiego che avevo finito di girare e sarei tornato a casa, lui super incredulo mi fa “ma come, non ti riportano in carcere?”  In molti non comprendono che il nostro è un lavoro, che non siamo le persone che vedono in tv, essere attori ci permette di vivere tante vite diverse poi però, svestiti i personaggi che interpretiamo, torniamo ad essere le persone che siamo davvero.

D: Quanto di te c’è in Mimmo e quanto di Mimmo c’è in te?

R: Quando ho iniziato a lavorare sul personaggio di Mimmo dovevo partire da qualcosa e sono partito dall’ambizione. Alessandro e Mimmo sono ambiziosi, entrambi nel proprio mondo, io nella recitazione Mimmo in altri contesti. Abbiamo in comune anche la fragilità, io a 16 anni ero molto fragile, un po’ come lo è Mimmo.

D: Molto bello il messaggio della fragilità, si può essere fragili…

R: Io sono un grande sostenitore della fragilità, è una delle cose più belle. Alla fine siamo tutti fragili, solo che qualcuno tende a nasconderlo, tende a chiudersi.

D:Prima abbiamo parlato delle diverse vite che vive un attore, tu quante vite stai per vivere?

R: Non ne posso parlare apertamente ma vivrà tante vite, ho di recente finito un progetto carino che mi ha portato molto lontano dal personaggio che interpreto in Mare Fuori e ce ne saranno tantissimi altre. Speriamo di vivere tante vite.

 

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